Cosa sta succedendo ad Activision Blizzard? Tutti i fatti del nuovo Blizzard Harassment-Gate

Activision Blizzard è da qualche giorno, nomen omen, al centro di una “tempesta mediatica” fuori precedenti. La casa di sviluppo che ha dato i natali alla saga di Warcraft, a Overwatch, Hearthstone, di recente fusasi con Activision e i suoi Call of Duty (fra le altre cose) sta ricevendo pesanti accuse dai suoi dipendenti; stanchi di una situazione che si è fatta ormai insostenibile e reiterata. Non si tratta, come potreste pensare se non sapeste nulla della vicenda, di un caso di crunch estremo, o di una problematica correlata alla mole di lavoro. Nè del caso, scoppiato e rientrato, dei licenziamenti di massa effettuati a marzo. E neanche degli strascichi dell’arcifamoso caso “Blitzchung“, accaduto nel bel mezzo di una delle più clamorose proteste degli abitanti di Honk Kong nei confronti della situazione socio-politica del 2019-2020. Activision Blizzard, lo avrete capito in queste poche righe, ha fatto parlare di sé quasi più per le controversie scoppiatele intorno che per la sua produzione videoludica. Ma stavolta, la situazione potrebbe essere ancor più grave rispetto al passato. E portare a conseguenze di lungo termine inattese e definitive.

RICORDIAMO CHE I FATTI RIPORTATI NEL SEGUENTE ARTICOLO SONO STATI TRATTATI ESCLUSIVAMENTE FINO AL MOMENTO DELLA STESURA DI QUEST’ULTIMO (28/07/2021)

Activision Blizzard Cosa succede, le accuse del Department of Fair Employment and Housing della California

In seguito a due anni di investigazioni, indagini e rilettura di documenti ufficiali (forniti da Blizzard stessa oltretutto) il Department of Fair Employment and Housing della California (che potremmo definire come una sorta di Dipartimento per le Pari Opportunità sul luogo di lavoro) ha infine pronunciato e formulato delle accuse nei confronti della società Activision Blizzard. Nello specifico, accuse di sessismo, nonnismo ed estrema tossicità sul posto di lavoro, accentuata nei confronti delle donne. Troverete spesso citata negli articoli esteri la cosiddetta “frat boy” culture. Si tratta di un’espressione appartenente allo slang USA, che si riferisce al comportamento di uno o più individui maschi, che si comportano in modo sprezzante (o peggio, come in questo caso) nei confronti di terzi per impressionare colleghi/amici di un ben definito gruppo sociale. In questo caso, quindi, il gruppo sociale composto dai colleghi sviluppatori maschi. 

La gravità dei fatti riportati è accentuata enormemente da alcuni episodi citati con puntualità e precisione nel report del Dipartimento della California; nonché dal fatto che il sessismo e gli abusi verbali (e non) erano messi in atto anche dai superiori (sul posto di lavoro, si intende) delle donne maltrattate/abusate. In più, in presenza dei colleghi di pari posizione e ruolo delle vittime, che si trovavano così ad essere puntualmente ridicolizzate e messe in difficoltà da battute, abusi verbali e fisici. Cito dal report: 

Activision’s workplace is a breeding ground for harassment and discrimination against women. Female employees are subjected to constant sexual harassment, including having to continually fend off unwanted sexual comments and advances by their male co-workers and supervisors….
… Il luogo di lavoro alla Blizzard è un terreno fertile per le discriminazioni e gli abusi contro le donne. Le dipendenti donne sono infatti soggette a costanti avanches e abusi, fra cui includiamo commenti indesiderati di natura sessuale pronunciati da colleghi e superiori.

Infine, il report racconta di un evento specifico dall’inaudita gravità. Una dipendente, infatti, si sarebbe tolta la vita durante un viaggio aziendale. Stando alle indagini attivatesi immediatamente in quella circostanza, sarebbe emersa una relazione con un superiore noto come molesto all’interno dell’azienda. Le cui continue avances erano infine sfociate in veri e propri abusi sessuali nei suoi confronti. La situazione insostenibile e la vicinanza forzata nel corso del viaggio aziendale, dunque, secondo il report hanno spinto la dipendente all’estremo gesto. Non mancano altri esempi della tossicità machista dell’ambiente di lavoro in Blizzard. Messa in atto, nell’effettivo, da singoli dipendenti maschi. Che però, essendo ben noti da tutti come potenziali abusatori e violenti, sono stati ignorati, se non spalleggiati o addirittura incoraggiati ad agire. Questo è il caso del dipendente la cui stanza durante i meeting aziendali, negli hotel dove venivano organizzati, era chiamata da tutti “la Bill Cosby’s Room”. Il nome fa riferimento allo scandalo e alle accuse di molestie ai danni dell’attore Bill Cosby; lasciando dunque intendere che nella stanza del dipendente Activision Blizzard si consumassero eventi di simile natura.

Activision Blizzard Cosa succede

La prima risposta ufficiale di Activision Blizzard

La risposta da parte dei piani alti della società non si è lasciata attendere. In realtà, però, a dispetto della gravità della situazione (comprovata da esempi e testimonianze precise) c’è chi ha ritenuto sprezzante e ben poco accondiscendente la lettera scritta in merito. Cito il testo redatto da Frances Townsend, la Chief Compliance Office di Activision Blizzard:

“The picture D.F.E.H. paints is not the Blizzard workplace of today. There is no place in our company or industry, or any industry, for sexual misconduct or harassment of any kind. In cases related to misconduct, action was taken to address the issue.”

Tradotto:

 “La situazione descritta dalla D.F.E.H. non è la stessa riscontrabile in Blizzard oggi. Non c’è spazio nella nostra compagnia e società per condotte disdicevoli, abusi sessuali o di qualunque genere. Quando si sono verificati, infatti, sono state prese le dovute precauzioni e si è agito per risolvere il problema”. 

In sostanza, Blizzard nega che la situazione attuale sia quella descritta nel report. Ma non ha contestato che in passato si siano verificate situazioni disdicevoli o abusi. E, soprattutto, non si scusa per la condotta perpetrata dai dipendenti ritenuti colpevoli dei fatti sopra descritti. Infine, la lettera di Blizzard lascia  intendere che le accuse abbiano offeso la dignità dell’azienda, e siano in sostanza infondate affermando che:

It is this type of irresponsible behavior from unaccountable state bureaucrats that are driving many of the state’s best businesses out of California.

Tradotto:

E’ questo tipo di accuse irresponsabili portate avanti da inaffidabili burocrati che sta portando le migliori aziende ad allontanarsi dalla California.

Questa risposta non solo, quindi, non ha soddisfatto nessuno degli elementi coinvolti. Ma ha anche aggravato ulteriormente la posizione di Activision Blizzard, ora colpita sia dalle accuse del Dipartimento californiano, che dalle opinioni di utenti e media. Importanti siti esteri specializzati, quindi, hanno deciso di interrompere il supporto mediatico fornito a Blizzard, pur se a ridosso della release della prossima espansione di Hearthstone. Almeno, finché la situazione non fosse risolta definitivamente, con scuse formali da parte dei dirigenti dell’azienda, e maggior chiarezza fornita riguardo lo stato passato, attuale e futuro dei dipendenti della compagnia.

La lettera dei dipendenti

Ciononostante, è importante citarlo, inizialmente il “disastro” era passato in sordina, coperto dagli strascichi delle news su E3 e nuove release, e dalla nebulosità relativa dei fatti e delle accuse. Almeno finchè oltre mille dipendenti Activision Blizzard non hanno deciso di accantonare l’omertà, e scrivere una lettera aperta nella quale confermavano l’insalubrità, la tossicità, il sessismo e gli abusi messi in atto sul luogo di lavoro con regolarità dai dipendenti maschi di Blizzard. Nel testo, inoltre, formulano specifiche accuse e richieste nei confronti dei dirigenti Activision Blizzard. Di seguito, cito il testo integrale della lettera:

“Ai dirigenti di Activision Blizzard,
Noi, i sottoscritti, riteniamo che le dichiarazioni di Activision Blizzard, Inc. e del loro consulente legale riguardo alla causa D.F.E.H., così come la successiva dichiarazione pronunciata da Frances Townsend, siano ripugnanti e offensive verso tutto ciò che crediamo la nostra azienda dovrebbe rappresentare. Per affermarlo in modo chiaro e inequivocabile: i nostri valori come dipendenti non si riflettono nelle parole e nelle azioni della nostra leadership.

Queste ultime dichiarazioni hanno danneggiato la nostra costante ricerca di uguaglianza, dentro e fuori la nostra industria. Classificare le affermazioni che sono state fatte come “distorte, e in molti casi false” crea un’atmosfera aziendale che colpevolizza vittime. Mette anche in dubbio la capacità dei dipendenti di ritenere gli autori di abusi responsabili delle loro azioni, e di promuovere un ambiente sano per le vittime che si faranno avanti in futuro. Queste dichiarazioni rendono chiaro che la nostra leadership non sta mettendo i nostri valori al primo posto. Sono quindi necessarie correzioni immediate dai più alti livelli della nostra organizzazione.

I dirigenti della nostra azienda hanno affermato che saranno intraprese azioni legali per proteggerci, ma di fronte alle preoccupanti risposte ufficiali che ne sono seguite non abbiamo più fiducia che i nostri leader sappiano mettere la sicurezza dei dipendenti al di sopra dei loro interessi. Affermare che si tratta di una “causa irresponsabile”, mentre vediamo così tanti dipendenti ed ex dipendenti parlare delle loro esperienze di molestie e abusi, è semplicemente inaccettabile.

Chiediamo nuove dichiarazioni ufficiali che riconoscano la gravità delle accuse formulate e dimostrino compassione nei confronti delle vittime di molestie e aggressioni. Chiediamo inoltre a Frances Townsend di mantenere la sua parola, di dimettersi da sponsor esecutivo dell’ABK Employee Women’s Network a causa della natura dannosa della sua dichiarazione. Chiediamo infine al gruppo dirigente esecutivo di lavorare con noi su nuovi e significativi sforzi che assicurino ai dipendenti un luogo sicuro per farsi avanti.

Sosteniamo tutti i nostri amici, compagni di squadra e colleghi, così come i membri della nostra comunità dedicata, che hanno subito maltrattamenti o molestie di qualsiasi tipo.
Non verremo messi a tacere, non ci faremo da parte e non ci arrenderemo finché l’azienda che amiamo non sarà di nuovo un luogo di lavoro di cui possiamo sentirci orgogliosi di far parte.
Noi saremo il cambiamento di cui abbiamo bisogno.
“.

Le risposte dei CEO di Activision Blizzard: sono sincere?

Curiosamente, dopo la pubblicazione della lettera nuove figure dirigenziali di Blizzard hanno cominciato a scrivere dichiarazioni in merito, discostandosi da Frances Townsend, la Chief Compliance Office di Activision Blizzard autrice della prima risposta ufficiale sopra citata, e dai disdicevoli eventi citati nel report. Personalità come il presidente di Blizzard e J. Allen Brack, Rob Kostich, il presidente di Activision. Per dovere di cronaca, però, mi è d’obbligo citare un fatto di inequivocabile gravità. Almeno, secondo gli standard di inclusività e trasparenza sopra ogni cosa che Blizzard stessa, prima del caso mediatico, dichiarava di professare al pari delle altre aziende leader del settore.

Le risposte accondiscendenti e “inclusive” dei dirigenti CEO di Blizzard e Activision sono arrivate solo in seguito a un evidente calo in borsa della società. Calo che, prima della lettera dei dipendenti insoddisfatti e stanchi, anche dopo il report ufficiale, non si era ancora verificato. Attenzione: non vogliamo, e non possiamo, ritenere che il calo in borsa e le risposte più “a favore dei dipendenti” che ne sono conseguite siano fatti strettamente correlati. Ma sta di fatto, che gli accadimenti si sono verificati a breve distanza temporale l’uno dall’altro.

Restiamo dunque in attesa di fatti ulteriori che possano risolvere la vicenda favorevolmente per tutti. E, possibilmente, restituire dignità a un’azienda che, in questo momento, ha di certo perso molta credibilità per i fatti accaduti e riportati. Un primo passo importante, a mio avviso, e un evidente segnale di serietà da parte di Activision Blizzard, è stata la sospensione dello sviluppo dei contenuti di World of Warcraft, in attesa del processo e della definitiva risoluzione del caso. A significato della serietà con la quale il caso sta, ora, venendo affrontato dall’azienda.